Gli spostati - The Misfits

Discreto film girato con mestiere da John Huston, con un ottimo cast di attori, che danno buona prova di professionalità e mestiere.
La sceneggiatura è firmata dal Premio Pulitzer, Arthur Miller, che la concepì, traendola dal un suo romanzo breve "Gli spostati" (The Misfits) appositamente per la moglie Marilyn Monroe, tanto che il personaggio protagonista femminile, Roslyn Tabor, appare come una sorte di specchio della vera Marilyn Monroe di quel momento: la donna fragile e complessata che divideva la vita con lui e che era sempre alla ricerca di qualcosa di misterioso, che la completasse e la facesse sentire meno vulnerabile e sola.

I dialoghi sono un po' verbosi e la trama relativamente semplice è un pretesto per rappresentare quel "male di vivere", che caratterizza gran parte della letteratura e cinematografia dei tempi moderni e che caratterizza il nucleo centrale delle opere di Arthur Miller.
Il film inizia con una sigla in cui i titoli scorrono su pezzi scompagnati di un puzzle senza immagini, probabile metafora per introdurre i personaggi della vicenda: persone eterogenee che legano in un gruppo, ma che non riescono a comprendersi, che stentano a trovare una propria identità in un mondo in continua evoluzione verso strade difficili da riconoscere e da intraprendere, appoggiandosi confusamente le une alle altre e anche la scelta del bianco e nero per le riprese, pare ribadire il disagio dei personaggi nell'osservare e vivere la poliedrica e sofferente realtà dei nostri tempi.

"Gli spostati" ha per protagonista, Roslyn Tabor (Marilyn Monroe), una donna bella, dolce, un po' ingenua ma ostinata e molto sensibile, che cerca di affermarsi come "individuo", in un mondo pregno di conformismo ed egoismo. Neodivorziata Roslyn in un bar con l'amica Isabelle (Thelma Ritter), fa la conoscenza di Guido (Eli Wallach), meccanico di professione e pilota per passione, e Gay (Clark Gable), un rude cowboy di mezz'età. Legano subito e insieme si recano, prima a visitare la casa di Guido, dove Roslyn e Gay rimangono a vivere, scoprendosi innamorati, e poi ad un rodeo.

Qui incontrano Pierce (Montgomery Clift), un giovane sbandato, che sfugge ad una squallida realtà familiare e alla mancanza di un preciso ruolo nella società, rischiando la vita cavalcando animali selvaggi e Pierce si unisce al gruppo in procinto di andare sull'altopiano a catturare i selvaggi cavalli mustang.
Quando Roslyn, però, scopre che i mustang non vengono presi per essere domati, ma per essere venduti come carne da macello ad un'industria di cibo per cani, mette fine alla caccia, opponendosi fermamente e liberando i cavalli.

Rischia così di perdere l'unico vero amore della sua vita, perchè per Gay l'idea della caccia pare una cosa molto importante: è diventata un mezzo per tenere in vita la figura del rude cowboy e sentirsi ancora giovane e per assicurarsi un'indipendenza economica sufficiente a evitare di lavorare e sottostare agli ordini di un qualunque datore di lavoro.
L'amore prevale, ma il lieto fine è offuscato da un senso d'amaro, che permane, come per la perdita di un passato splendore.
Per Marilyn questo film, l'ultimo portato a termine, significò il coronamento di un sogno: finalmente un ruolo drammatico e per di più al fianco di Clark Gable, che adorava, e di Monty Clift, con cui legò in modo particolare, pichè condivideva con lei la propensione ad abusare di alcool e psicofarmaci e la profonda instabilità emotiva (Clift era appena uscito da un grave incidente che gli aveva causato brutte ferite al bellissimo volto). Tuttavia, il suo stato psicologico era già molto compromesso e le riprese del film furono più volte fermate, a causa dei suoi ritardi, delle crisi depressive e una volta addirittura interrotte per un suo repentino ricovero in clinica.

All'uscita nelle sale "Gli spostati" non fu accolto con gran entusiamo nè di critica, nè di pubblico, nonostante il cast stellare e la regia magistrale di Huston. Marilyn dimostrò di essere molto brava, anche come attrice drammatica, il marito Miller nel ruolo di sceneggiatore dichiarò "Gli spostati" il punto più basso della sua intera carriera come drammaturgo.
Questo fu l'ultimo film completato sia dalla Monroe che da Gable, che morì stroncato da un arresto cardiaco pochi giorni dopo la fine delle riprese.